In questo articolo spiegheremo chi è e di cosa si occupa la figura del beatmaker, illustreremo poi varie metodologie di beatmaking, a partire dagli anni 80 sino ad oggi e quali sono gli strumenti utilizzati nel beatmaking dei giorni nostri.

 


COSA SIGNIFICA FARE BEATMAKING? CHI È IL BEATMAKER?

Fare beatmaking significa creare basi musicali, il beatmaker è colui che le realizza. questi termini vengono utilizzati nell’ambito musicale hip hop e in generi affini (meno in altri tipi di musica) per indicare colui che si occupa di comporre musica.

Nello specifico Il beatmaking è il “processo musicale” di creazione di una base hip hop e dei suoi sottogeneri, come ad esempio la trap hip hop, il west coast hip hop, l’east coast hip hop, l’underground hip hop.

 


 

METODOLOGIE DI BEATMAKING

Quando un beatmaker compone segue una serie di procedimenti tecnico/creativi volti alla realizzazione della base/strumentale. Questi procedimenti aiutano a realizzare una base professionale e sono: l’aspetto tecnico, l’aspetto logico e quello creativo.

ASPETTO TECNICO

L’aspetto tecnico del beatmaking riguarda le fasi operative di creazione musicale: stiamo parlando del campionamento (utilizzo samples, break beats, drums etc), del taglio dei sample (chopping), del looping (ripetizione sample) e della programmazione dei pattern (ritmici e non).

ASPETTO LOGICO

L’aspetto logico del beatmaking riguarda la struttura della base musicale e l’arrangiamento. Per struttura s’intende quali sezioni (strofa, ritornello etc.) vengono utilizzate all’interno del brano, come sono disposte e la loro durata. Per disporre ed utilizzare le sezioni in modo efficace ti consiglio in primis di analizzare la struttura di brani hip hop di successo mondiale (che già funzionano) e successivamente, ogni qual volta componi una base, di capire la finalità del brano (radio, video, live etc.).

Per quanto riguarda l’arrangiamento ci si riferisce a:

  1. la scelta degli strumenti da utilizzare all’interno della strumentale/base
  2. la scelta del genere/sottogenere musicale (questo dev’esserti chiaro ancora prima accendere le “macchine”)
  3. la scrittura delle parti (melodie, armonie) con il fine di valorizzare la cadenza, la metrica etc.

ASPETTO CREATIVO

La creatività, creare-attivamente è la capacità che il beatmaker deve avere di inventare (e inventarsi) la musica con originalità. Doti utili per creare musica con uno stile più personale sono l’approccio al beatmaking (ad esempio campiono piuttosto che compongo da zero), l’immaginazione musicale (produco immaginandomi un’atmosfera estiva, piuttosto che cupa etc.) e le intuizioni musicali (potrebbe starci bene un’orologio insieme alla batteria per trasmettere senso d’urgenza per esempio)

 

COME COMPONEVANO BASI HIP HOP I BEATMAKERS NEGLI ANNI 80′?

I primi beatmaker/dj, avendo poche possibilità economiche, creavano basi hip hop in tempo reale utilizzando i giradischilooppavano per vari minuti frammenti di canzoni funk, jazz e di altri generi musicali. Negli anni 80, con la nascita dei campionatori digitali, è arrivata una svolta per quanto riguarda l’arte del beatmaking: da allora i beatmaker hanno avuto la possibilità di comporre, registrare e usare campioni (sample e loop) per produrre le proprie basi.

 


IL BEATMAKING NEGLI ANNI 80-90

Negli anni 80 Kurtis Blow è stato uno dei primi artisti (sia beatmaker che MC) ad utilizzare un campionatore (il Fairilight CMI) per produrre una sua canzone. Nel 1982 è stata introdotta la famosa drum maschine Roland TR-808, utilizzata in moltissimi brani da Afrika Bambata (che ha dato origine al genere electro-hop). Nel 1984 invece, i Run-Dmc hanno registrato due brani utilizzando basi hip hop interamente prodotte con suoni di sintesi senza l’ausilio di campioni. Negli anni 90 i Bomb Squad (producers dei Public Enemy) hanno rivoluzionato il suono dell’hip hop, sono stati i primi beatmaker a creare strumentali combinando una serie di breaks e decine di campioni (per ogni singola base). Di fatto, nonostante negli anni 90 moltissimi producers si sono messi in mostra per le loro doti di beatmaking, possiamo affermare che i tre beatmaker più influenti in quel periodo sono stati: RZA (Wu-Tang Clan), Dj Premier e Dr.Dre (N.W.A).

 


COS’È UNA STRUMENTALE?

Una strumentale è una canzone senza voce (strumentale e base sono sinonimi). Una canzone hip hop è principalmente formata da due elementi: la strumentale (il beat), prodotta dal beatmaker e la voce (il rap) dell’MC. In molti vinili (soprattutto in quelli che contengono i brani singoli), possiamo ascoltare in un lato le canzoni e nell’altro le strumentali, che un rapper può utilizzare per registrare i propri mixtape. Nel 1996 Dj Shadow è stato il primo beatmaker a pubblicare un’album con all’interno solo ed esclusivamente brani strumentali, ispirando vari produttori hip hop che negli anni successivi hanno pubblicato una serie di album strumentali, come quelli di J Dilla, Pete Rock, Madlib e altri ancora.

 


CAMPIONAMENTO E CAMPIONATORI

Nel genere hip hop, spesso, i beatmaker producono le basi utilizzando segmenti sonori che si possono trovare nelle canzoni, nelle soundtracks o sigle dei film etc. da dove è possibile estrapolare parti che contengono strumenti musicali, voci, cori o batterie processati e riassemblati.

Ma in che modo?

Utilizzando il campionatore, con il quale un beatmaker dispone di vari parametri di modifica che permettono di choppare, pitchare e riassemblare i suoni in modo pratico e creativo: esistono varie tecniche mediante le quali un sample può essere trattato, una di queste è il Chipmunk, che consiste nel pitchare di molti centesimi un campione vocale, rendendolo di conseguenza molto acuto e accelerato; questa tecnica è stata utilizzata per la prima volta nel genere hip hop dal produttore Prince Paul.

 


QUALI STRUMENTI UTILIZZANO I BEATMAKERS MODERNI PER CREARE BEATS?

I beatmaker di oggi utilizzano per lo più strumentazione di tipo digitale (DAW, Synth digitali, Virtual instruments, campionatori digitali etc). Ciascun beatmaker in base alle proprie possibilità economiche e al tipo di approccio alla produzione, impiega un tipo di strumentazione rispetto ad un altra (l’integrazione di strumenti digitali con strumenti analogici è una soluzione che personalmente ritengo ideale). Le tastiere più utilizzate dai beatmaker hip hop (specialmente intorno ai 2000′) sono: la Korg Triton, la Motif Yamaha, la Nord Lead e la Roland Fantom, oltre a synth storici come Moog, Solina, Jupiter etc. Per la produzione di batterie hip hop si utilizzano campionatori che lavorano in digitale come Maschine della Native Instruments, MPC dell’Akai e altri prodotti sia fisici (esterni alla DAW) sia in formato VSTi. Con l’avvento della tecnologia, molti beatmaker mixano e masterizzano in autonomia le basi hip hop che compongono: in questo caso sono attrezzati con schede audio professionali e monitor da studio (Yamaha, Adam; Dynaudio etc.).

 


QUALI SONO I SOFTWARE PIÙ UTILIZZATI PER CREARE BASI HIP HOP?

I software più utilizzati nel mondo della produzione hip hop sono Cubase, Logic, Ableton, Pro Tools, FL Studio e Reaper. Al giorno d’oggi, per un beatmaker, creare basi hip hop è molto più semplice rispetto al passato: acquistando un computer, un software di produzione musicale, dei pacchetti di suoni e dei Virtual Instruments, è possibile disporre di centinaia di suoni a portata di click. Grazie a questo i tempi di realizzazione di una base hip hop si sono ridotti notevolmente negli ultimi anni rispetto al passato..

 


 

QUALI VST-INSTRUMENTS PUOI UTILIZZARE DURANTE IL BEATMAKING?

 

Sono molte le software house che producono Vst-instruments che contengono presets e suoni tipici dell’hip hop; stiamo parlando di VSTi prodotti da Native Instruments, Rob Papen, Refx, UVI, Arturia, EastWest, XLN Audio, Spectrasonic e altri ancora. nell’articolo “vst hip hop” puoi trovare una serie di strumenti software adatti alla produzione di musica hip hop.

 

 

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